Il taccuino di ISABEL 
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SMERALDI 
 
Plinio il Vecchio nella sua “Storia naturale” dice che non esiste colore più bello di quello dello smeraldo. Egli afferma che il verde della naturale è piacevole da contemplare, ma si gode di più osservando quello di uno smeraldo. 
La purezza del suo colore associa questa pietra alla natura, specialmente al verde della primavera con la rinascita delle erbe e delle piante. E' quindi comprensibile che tale gemma sia stata associata come simbolo della resurrezione di Cristo. 
Il Sacro Graal, ossia il bicchiere in cui bevve Gesù durante l a sua ultima cena, si racconta fosse stato scolpito in un pezzo unico di smeraldo. Secondo la Bibbia questo capolavoro fu fatto dagli angeli; la grossa gemma cadde a Lucifero quando fu cacciato dal paradiso  e rotolò sulla terra. Esso fu raccolto dagli angeli che lo lavorarono a forma di calice e lo portarono  nel  paradiso terrestre dove restò fino a che furono cacciati Adamo ed Eva; divenne poi proprietà di Set, terzo figlio della prima coppia vivente. Seguirono millenni finché si ritrovò nelle mani di re Salomone e poi dei suoi discendenti fino a Giuseppe di Arimatea padre di Gesù. Il calice sparirà dopo la morte del Cristo per sempre, dando origine a molte leggende nel Medioevo legate al re Artù e al mago Merlino. 
Per trarre da una pietra un calice, questa doveva essere molto grossa, ma ciò è possibile; in passato parecchi scrittori accennarono a pezzi anche più grandi di quelli del Sacro Graal.  
Tofrasto, Erodoto e Plinio, descrissero smeraldi tanto enormi da poterne scolpire enormi statue, ma non esistendone oggi testimonianze di tali dimensioni, ci si chiede se dicessero la verità. Tra gli smeraldi di grandi dimensioni giunti fino a noi, vi sono quelli del duca del Devonshire di 1350  carati, del duomo di Genova di 13 X15,5 cm e della corona d'Austria di 932 carati.